| DiodeiFilosofi,20/4/2009, 20:52 ? Sul modello dei concorsi banditi da istituzioni culturali come l'accademia delle scienze di Berlino,pongo la seguente domanda,che giudico come la domanda più Scottante dei nostri tempi,alla quale tutti gli uomini di scienza dovrebbero dare una risposta. Aspetto le vostre,poi darò naturalmente il mio parere. Ecco il quesito: "In un Mondo lacerato da irrequietezza,assenza di fondamenti, crisi dei valori spirituali e morali,politiche lontane dai sentimenti popolari..Come è possibile rifondare un nuovo umanesimo che sappia fondare un'etica e una visione del Mondo stabile e non soggetta allo sgretolamento dei tempi contemporanei"? ___________________________________________________________________________________________ E possibile rifondare un nuovo umanesimo per dare centralità alla esperienza umana? Per tentare una risposta mi chiedo: chi è o cosa è l’uomo: persona o elemento della classe homo sapiens sapiens? E ancora: ha esistenza di primo livello come elemento (individuo), o solo di secondo livello come classe (o di terzo, quarto, ennesimo livello nelle sottoclassi che sono le sue articolazioni)? Guardo la storia e la risposta mi sembra scontata: miliardi di uomini sono comparsi e poi scomparsi dalla scena del mondo. Hanno lasciato tracce le classi e non gli individui. Mi si dirà: di Budda, Alessandro. Cesare, Gesù, Maometto, Galileo, Napoleone e via discorrendo, forse un migliaio, che ne facciamo? Appartengono alla classe degli individui eccezionali i quali hanno dato visibilità agli infiniti umori e fermenti che percorrono, nel tempo, le classi. Si sono trovati agli incroci della storia nel momento giusto: qualche decennio prima o dopo e avremmo altri nomi per i medesimi esiti, anche se con vie diverse. Un accenno alle classe Homo s.s. o meglio alle sue articolazioni, le sottoclassi. Trascuriamo quelle di tipo aggettivale: ricco, povero, bello, brutto del tutto irrilevanti mentre rilevano, eccome, quelle di appartenenza: razza, popolo, tribù, famiglia, corporazione, partito, sindacato e ancora più quelle sociali o di potere, la cui logica interna, finalizzata al comando, genera conflitti di emersione e di prevalenza. Se questo è l’uomo e mi pare che storicamente così sia malgrado i tentativi di ribellione, la centralità della esperienza umana individuale è una utopia, un non senso logico, come lo sono, in quest’ ottica, le rivoluzioni, la fantasia, l’arte e la pazzia. C’è una possibilità di liberazione: che l’uomo sia persona o meglio che lo si possa considerare come tale. Persona quindi , ma in che senso, se ha un senso diverso da quello di individuo? Abbiamo tutti materia per la ricerca: noi stessi. Mi sono chiesto quali sarebbero i mie filtri mentali se fossi nato tra gli ottentotti. In altri termini, scontata la mi cultura da ottentotto, permarrebbe un nucleo irriducibile, sostanziale, incomunicabile e quindi non riproducibile? Più semplicemente sono oggi la stessa persona che da bambino assisteva, in fondo divertito e per nulla impaurito, ai bombardamenti su Torino, ai partigiani, ai carri armati, ai primi armeggi amorosi, agli esami della scuola e della vita? Sono un seguito di stati mentali contigui e sufficientemente continui o ben di più o nulla di più? Sono un quid voluto dal Caso, il vero Essere, con combinazioni irripetibili di particelle elementari con apporti contingenti di genitori, parenti, insegnanti, vicende esterne e psicologiche e, perché no, con il mio stesso contributo? Sono costruito, in fondo simile ad una automobile estremamente complessa, che ha, nei fenomeni, la catena di montaggio e nella morte lo sfasciacarrozze di turno? Se è così, basta stabilire, magari democraticamente, quel sia la felicità della persona. Accontentiamoci del senso comune attribuito alla parola felicità, val a dire: benessere, assenza di tensioni, piccoli piaceri, piccoli vizi, piccolissime virtù e via di questo passo. Potremmo porre l’accento sulla preparazione e sulle capacità degli addetti alla catena di montaggio: genitori con sperma selezionato, psicologi, psichiatri, medici, insegnati, poi. macchine che riducano la fatica e il lavoro, poi ancora strutture di svago e di illusione. Il tutto sotto la guida del Marchionne di turno. Si potrebbe prendere in considerazione, come via breve, la droga, opportunamente studiata e somministrata che mi rende e ci renda ebeti, assenti, irresponsabili e docili. Tutto ciò sta avvenendo oggi stesso, sotto i nostri occhi e anziché suscitare ribrezzo, produce applausi ed incoraggiamenti. Il nuovo umanesimo insomma. Se la persona fosse costituita nel suo profondo dal nucleo irriducibile ed incomunicabile di cui parlavamo, se fosse in sostanza un teorema dimostrabile solo con l’aggancio ad un sistema esterno, sarebbe veramente possibile un nuovo umanesimo, anzi l’unico vero umanesimo, a condizione che si ritorni alla metafisica. Passiamo pure e di sfuggita da Parmenide e torniamo urgentemente al suo figlio migliore, Platone, come punto di partenza e di riflessione Bertoldino 1937
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