Eutidemo

Domanda-Concorso per tutti

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DiodeiFilosofi
view post Posted on 20/4/2009, 20:52




Sul modello dei concorsi banditi da istituzioni culturali come l'accademia delle scienze di Berlino,pongo la seguente domanda,che giudico come la domanda più Scottante dei nostri tempi,alla quale tutti gli uomini di scienza dovrebbero dare una risposta. Aspetto le vostre,poi darò naturalmente il mio parere. Ecco il quesito:
"In un Mondo lacerato da irrequietezza,assenza di fondamenti, crisi dei valori spirituali e morali,politiche lontane dai sentimenti popolari..Come è possibile rifondare un nuovo umanesimo che sappia fondare un'etica e una visione del Mondo stabile e non soggetta allo sgretolamento dei tempi contemporanei"?
 
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Lucafil32
view post Posted on 22/4/2009, 15:22




Domanda interessante, certo, ma mi chiedo se un pensiero stabile debba davvero esserci. Perché mai l'etica dovrebbe essere un insieme di principi stabili, fissati una volta per tutte. La tua domanda è secondo me lecita in un contesto storico differente, se la facevano gli umanisti dell'inizio del XX secolo, ma oggi ha davvero poca importanza una domanda del genere. La storia ci ha dimostrato come le coscienze cambino, come le società si modellino e come le istituzioni morali dei popoli siano soggette ad una cultura in continua evoluzione. Stabilire a priori un blocco monolitico di principi è un ideale che deve essere superato.
 
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. :O
view post Posted on 29/4/2009, 21:57




Bella domanda. Certo, in un contesto così disastroso come quello che hai descritto, sembra utopistico pensare a un cabiamento così repentino. L'uomo ha sempre pensato e sempre penserà in base al proprio ego, è l'egoismo a determinare le scelte di ogni persona; dunque, anche se ipoteticamente dovesse realizzarsi l'ipotesi da te sottoposta, come può quell'etica di cui parli essere comune a tutti gli uomini? , in che modo l'ideale del singolo può non interferire con quello collettivo?. Certo, possono cambiare le priorità, ma comunque l'uomo agirà per egoismo, e qualsiasi sua opera, per quanto possa sembrare altruistica, non potrà mai essere disinteressata, perchè semplicemente l'uomo non è in grado di provare un così complesso sentimento. In definitiva, penso che l'uomo non potrà mai agire secondo una mentalità comune, cui ogni singolo individuo avrà la stessa importanza.
 
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view post Posted on 17/6/2009, 17:58
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Filosofo

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Ciao filosofo! Spero che la mia risposta rientri nel tema che hai posto.

Il mondo è bello e perfetto perche è caotico e probabilistico.

Il mondo non si può rinchiudere in regole imposte dall'uomo.
Non ne sarebbe capace e comunque sostituirebbe al caos nato primordiale e naturale ad un caos creato artificialmente, quindi colpevole.
La perfezione è l'imperfetto susseguirsi di eventi naturali, che comprendono anche le deviazioni create dall'uomo alla natura perchè l'uomo è creatore e parte integrante modificatrice delle cause degli eventi. Quindi è anche lui una calamità naturale!

Ciao

 
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PgPg
view post Posted on 30/8/2009, 18:40




Buona serata...
Studiando schelling mi è venuta un intuizione che mi ha fatto ricordare che esisteva questo bellissimo forum.
Che bella domanda Diodeifilosofi.
Mi trovo parzialmente d'accordo con tutti ma ovviamente la mia idea differisce.
Innanzi tutto non credo si tratti di trovare una mentalità comune che,ovviamente,non può esistere.
Sarebbe come chiedere di agire tutti guidati da un unico spirito o ,in maniera più rozza,"pensiamola tutti allo stesso modo".
Non si tratta di creare norme o regole...
non credo che il pensiero incateni semmai è questa nostra tendenza nichilista portata da anni di positismo scentifico che ci ha portati a dire"se la risposta è davanti al naso bene..altrimenti che pensiamo a fare,è tutto sprecato"e che ci incatena.

Io credo si tratti di qualcos'altro.
Io vedo nella nostra difficile e complessa società una potenzialità inespressa impressionante.


Non si tratta di creare qualcosa di nuovo ma di contrastare un ondata di cieco pessimismo che non ha vie d'uscita.
Non si tratta di costrinere persone ad un altrettanto cieco regolamento.
Non si tratta neppure di scegliere un ideologia comune.
Si tratta di dare i mezzi per scegliersi il proprio pensiero e portarlo avanti,si tratta di costringere il potere a inginocchiarsi di fronte
hai cari vecchi e buoni principi umanistici,insomma loro ci hanno pensato e hanno capito noi dobbiamo agire.
Si tratta di non essere complici di uno sterminio intellettuale di massa,ma di cercare di arginarlo...
Si tratta di mettere l'uomo e la sua libertà al centro del nostro pensiero e di finirla di piangerci addosso pensando che tutto ormai sia perduto e che siamo solo una massa di grilli divoratori di sterminate distese di grano.
Io credo nell'uomo perchè l'uomo non è solo avidità lo insegna Socrate e platone.
L'uomo non è solo pulsione sfrenata alla ricerca di potere...l'uomo è qualcos'altro di molto più alto.
è la mano del pensiero.
e noi il pensiero dobbiamo allenarlo e togliergli tutte quelle catene che lo bloccano e lo constringono ad una solo e unica visione di se stesso.


Ovvio dire che non credo sia la soluzione finale(anche perchè non esiste)ma è quello che la mia coscienza mi dice.
 
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view post Posted on 30/8/2009, 19:28
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Filosofo

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Anch'io credo nell'uomo, intensamente e "sento" le grandi difficoltà che lo sovrastano.
Ogni uomo vorrebbe saper fare il meglio perchè l'istinto di conservazione è quanto di più istintivo e spontaneo esiste in lui.
Potrebbe "lasciarsi vivere", invece si sente responsabile e soffre per i suoi errori.
Cosa può fare? Certo non diventare ottimista, questa sarebbe ridicola come soluzione ai grossi problemi e sociali, ed ecologici ed etnici.
Il mio timore è che non possa fare niente perchè non ne è capace. L'unica soluzione che gli rimane è accompagnare il suo destino verso un futuro che sarà quel che sarà indipendentemente dalla sua volontà e dai suoi sforzi per rimediare al mal fatto.!!


Bellissima questa citazione del Tao buddhista

:rolleyes: Siedo quietamente, non facendo nulla:
la primavera giunge lo stesso e l'erba cresce da sè"
(Zenrin Kushu)
 
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PgPg
view post Posted on 30/8/2009, 19:39




Il mio non era certo un intervento ottimista.
Però anche se lo fosse stato non si risponde all'ottimismo con il pessimismo...tentativo altrettanto inutile,altrettanto sbagliato.

Spero mi permetterai di definire la bellissima citazione un offesa al buddismo,che tutto è meno che sedersi e stare a guardare le stagioni che passano...
Però certo quello è un bel modo come dicevo prima di rendersi colpevoli dello sterminio intellettuale...poichè le stagioni passano lo stesso...l'uomo però non è stagione...e permettimi di dire perfortuna non lo è.

chiudo anche io con un aforisma.

Il pensiero si manifesta nella parola;
la parola si manifesta nell'atto;
l'atto si sviluppa in abitudine;
e l'abitudine si solidifica in carattere.
Sorveglia quindi con cura il pensiero e le sue strade,
e fa che esso sgorghi dall'amore
nato dalla premura per tutti gli esseri.
Buddha
 
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view post Posted on 30/8/2009, 19:59
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Filosofo

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Sorveglia quindi con cura il pensiero e le sue strade,
e fa che esso sgorghi dall'amore
nato dalla premura per tutti gli esseri.
Buddha


Bellissimo!
Non mi sento di dover sorvegliare il mio pensiero perchè va diretto e spedito proprio dove l'amore lo conduce.
Ciao!

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BERTOLDINO1937
view post Posted on 5/2/2013, 10:25




DiodeiFilosofi,20/4/2009, 20:52 ?
Sul modello dei concorsi banditi da istituzioni culturali come l'accademia delle scienze di Berlino,pongo la seguente domanda,che giudico come la domanda più Scottante dei nostri tempi,alla quale tutti gli uomini di scienza dovrebbero dare una risposta. Aspetto le vostre,poi darò naturalmente il mio parere. Ecco il quesito:
"In un Mondo lacerato da irrequietezza,assenza di fondamenti, crisi dei valori spirituali e morali,politiche lontane dai sentimenti popolari..Come è possibile rifondare un nuovo umanesimo che sappia fondare un'etica e una visione del Mondo stabile e non soggetta allo sgretolamento dei tempi contemporanei"?
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E possibile rifondare un nuovo umanesimo per dare centralità alla esperienza umana? Per tentare una risposta mi chiedo: chi è o cosa è l’uomo: persona o elemento della classe homo sapiens sapiens? E ancora: ha esistenza di primo livello come elemento (individuo), o solo di secondo livello come classe (o di terzo, quarto, ennesimo livello nelle sottoclassi che sono le sue articolazioni)? Guardo la storia e la risposta mi sembra scontata: miliardi di uomini sono comparsi e poi scomparsi dalla scena del mondo. Hanno lasciato tracce le classi e non gli individui. Mi si dirà: di Budda, Alessandro. Cesare, Gesù, Maometto, Galileo, Napoleone e via discorrendo, forse un migliaio, che ne facciamo? Appartengono alla classe degli individui eccezionali i quali hanno dato visibilità agli infiniti umori e fermenti che percorrono, nel tempo, le classi. Si sono trovati agli incroci della storia nel momento giusto: qualche decennio prima o dopo e avremmo altri nomi per i medesimi esiti, anche se con vie diverse. Un accenno alle classe Homo s.s. o meglio alle sue articolazioni, le sottoclassi. Trascuriamo quelle di tipo aggettivale: ricco, povero, bello, brutto del tutto irrilevanti mentre rilevano, eccome, quelle di appartenenza: razza, popolo, tribù, famiglia, corporazione, partito, sindacato e ancora più quelle sociali o di potere, la cui logica interna, finalizzata al comando, genera conflitti di emersione e di prevalenza. Se questo è l’uomo e mi pare che storicamente così sia malgrado i tentativi di ribellione, la centralità della esperienza umana individuale è una utopia, un non senso logico, come lo sono, in quest’ ottica, le rivoluzioni, la fantasia, l’arte e la pazzia. C’è una possibilità di liberazione: che l’uomo sia persona o meglio che lo si possa considerare come tale. Persona quindi , ma in che senso, se ha un senso diverso da quello di individuo? Abbiamo tutti materia per la ricerca: noi stessi. Mi sono chiesto quali sarebbero i mie filtri mentali se fossi nato tra gli ottentotti. In altri termini, scontata la mi cultura da ottentotto, permarrebbe un nucleo irriducibile, sostanziale, incomunicabile e quindi non riproducibile? Più semplicemente sono oggi la stessa persona che da bambino assisteva, in fondo divertito e per nulla impaurito, ai bombardamenti su Torino, ai partigiani, ai carri armati, ai primi armeggi amorosi, agli esami della scuola e della vita? Sono un seguito di stati mentali contigui e sufficientemente continui o ben di più o nulla di più? Sono un quid voluto dal Caso, il vero Essere, con combinazioni irripetibili di particelle elementari con apporti contingenti di genitori, parenti, insegnanti, vicende esterne e psicologiche e, perché no, con il mio stesso contributo? Sono costruito, in fondo simile ad una automobile estremamente complessa, che ha, nei fenomeni, la catena di montaggio e nella morte lo sfasciacarrozze di turno? Se è così, basta stabilire, magari democraticamente, quel sia la felicità della persona. Accontentiamoci del senso comune attribuito alla parola felicità, val a dire: benessere, assenza di tensioni, piccoli piaceri, piccoli vizi, piccolissime virtù e via di questo passo. Potremmo porre l’accento sulla preparazione e sulle capacità degli addetti alla catena di montaggio: genitori con sperma selezionato, psicologi, psichiatri, medici, insegnati, poi. macchine che riducano la fatica e il lavoro, poi ancora strutture di svago e di illusione. Il tutto sotto la guida del Marchionne di turno. Si potrebbe prendere in considerazione, come via breve, la droga, opportunamente studiata e somministrata che mi rende e ci renda ebeti, assenti, irresponsabili e docili. Tutto ciò sta avvenendo oggi stesso, sotto i nostri occhi e anziché suscitare ribrezzo, produce applausi ed incoraggiamenti. Il nuovo umanesimo insomma. Se la persona fosse costituita nel suo profondo dal nucleo irriducibile ed incomunicabile di cui parlavamo, se fosse in sostanza un teorema dimostrabile solo con l’aggancio ad un sistema esterno, sarebbe veramente possibile un nuovo umanesimo, anzi l’unico vero umanesimo, a condizione che si ritorni alla metafisica. Passiamo pure e di sfuggita da Parmenide e torniamo urgentemente al suo figlio migliore, Platone, come punto di partenza e di riflessione
Bertoldino 1937
 
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