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Consulenza Filosofica, Philosophische Praxis

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reiniku
view post Posted on 24/3/2008, 16:39




La Consulenza filosofica come professione e come disciplina filosofica nasce agli inizi degli anni Ottanta, in Germania, con il nome di Philosophische Praxis, per volontà del filosofo tedesco Gerd Achenbach che nel 1981 apre il primo studio di Consulenza filosofica di tutto il mondo.
L’anno seguente, Achenbach fonda l’associazione tedesca di pratica filosofica, la Deutsche Gesellschaft für Philosophische Praxis (divenuta successivamente la International Society for Philosophical Practice).
Ben presto altri filosofi, studiosi o counselors, sulla scorta dell’iniziativa di Achenbach, aprirono studi di Consulenza filosofica in tutta la Germania.
In poco tempo, questa pratica ha trovato una rapida fioritura in Olanda e in Israele, in Inghilterra e negli USA e a tutt’oggi esistono associazioni di Consulenza filosofica in vari paesi del Sudamerica, in Grecia, Sudafrica, Giappone.

A livello professionale, la Consulenza filosofica di delinea come “un’attività consultiva” il cui obiettivo è quello di fornire un supporto tramite “suggerimenti e orientamenti che aiutino il consultante a trovare strade per lui soddisfacenti per affrontare ed elaborare in modo positivo i problemi che egli stesso pone”.

Nonostante la grande differenza di vedute e di approcci presente in questo settore fin dalla sua origine, Neri Pollastri, uno dei maggiori teorici della Consulenza filosofica in Italia, ipotizza come possibili “assunti di partenza” dell’attività consulenziale i seguenti punti:

1. che il disagio per il quale il cliente chiede consulto abbia la propria origine
nella sua visione della realtà;

2. che quest’ultima possa essere trattata dal filosofo alla stregua di un “sistema
filosofico”, in quanto ad esso strutturalmente equiparabile;

3. che il lavoro genuinamente filosofico, cioè svolto prescindendo dal disagio,
possa condurre ad una significativa modificazione del modo in cui il disagio
stesso viene vissuto e sentito dal consultante.

Dunque, sulla falsa riga di Neri Pollastri, oltre che sulla scorta di consulenti come Eckart Ruschmann e Ran Lahav, è possibile intendere la Consulenza filosofica come un’attività ermeneutica: un lavoro d’ interpretazione della visione del mondo del consultante.

La visione del mondo di un individuo, oltre a indicare, a livello generale, il suo modo di concepire il mondo e se stesso, può anche essere denominata come una “comprensione vissuta” o come “una rete di significato”.
In quanto “esperto nell’interpretazione della visione del mondo, il consulente filosofico deve essere in grado di evidenziare le contraddizioni nella visione del mondo del cliente, per esempio quando le conseguenze di una particolare convinzione entrano in conflitto con obiettivi articolati in precedenza” .

Va sottolineato il fatto che la Consulenza filosofica, pur essendo costituita fondamentalmente da una relazione d’aiuto, non può essere considerata come una forma di psicoterapia.
Piuttosto, si può denominare l’approccio del consulente filosofico come un approccio transterapeutico: pur rifiutando l’assunzione della tecnologia terapeutica strutturata su una ben precisa definizione della natura umana secondo canoni di normalità e di patologia, la consulenza filosofica può comunque avere effetti terapeutici .
Oltre a quella individuale, esiste anche la Consulenza filosofica per coppie e per gruppi.

Come scrive Peter Raabe, la pratica consulenziale con i gruppi presenta maggiori vantaggi di quella individuale, soprattutto per quanto riguarda l’apprendimento della socializzazione e dell’interazione: “i membri possono, infatti, anche discutere la loro percezione reciproca e ricevere preziosi giudizi su come sono avvertiti dal gruppo”.

PER APPROFONDIRE

Achenbach Gerd B.
-Philosophische Praxis, Dinter Verlag, Köln (1987); tr. it. di Raffaella Soldani, La consulenza filosofica. La filosofia come opportunità per la vita, Apogeo, Milano, 2004
-Lebenskönnerschaft, (2001); tr. it. di Raffaella Soldani, Saper vivere: per una vita piena di significato, Apogeo, Milano 2006

Lahav Ran
-Comprendere la vita. La consulenza filosofica come ricerca della saggezza, tr. it. di Francesco Cirri, Apogeo, Milano, 2004
-Contributo per un ripensamento critico della filosofia pratica (I-V) in “Phronesis”, 6, 2006
-Consulenza filosofica come filosofia speculativa, in “Phronesis”, 4, 2005


Schuster Shlomit
-Philosophy practice. An Alternative to Counseling and Psychotherapy (1999); tr. it. di Francesco Cirri, La pratica filosofica. Una alternativa al counseling psicologico e alla psicoterapia, Apogeo, Milano 2006

Pollastri Neri
-Osservazioni per una definizione della consulenza filosofica, in “Kykéion”, 8, 2002
-Il pensiero e la vita. Guida alla consulenza e alle pratiche filosofiche, Apogeo, Milano, 2004
-Consulente filosofico cercasi, Apogeo, Milano 2007


Raabe Peter
-Philosophical counseling: theory and practice (2001); tr. it. di Neri Pollastri, Teoria e pratica della consulenza filosofica. Idee fondamentali, metodi e casi di studio, Apogeo, Milano 2006

Miccione Davide
-La consulenza filosofica, Xenia Edizioni, Milano, 2007

Rovatti Pier Aldo
-La filosofia può curare? La consulenza filosofica in questione, Raffaello Cortina Editore, Milano 2006

Poma Andrea
-La consulenza filosofica, in “Kykéion”,8, 2002

Volpone Alessandro
-Pratiche filosofiche, forme di razionalità, modi del filosofare contemporaneo, in “Kykéion“, 8, 2002

Edited by reiniku - 24/3/2008, 16:58
 
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reiniku
view post Posted on 8/4/2008, 17:41




Le radici moderne della Consulenza filosofica


Sembrerà strano, ma la Consulenza filosofica nel suo nucleo più genuino, non è affatto caratterizzata da una volontà di ritorno alla filosofia antica.

Certamente, negli ultimi anni lo studio della filosofia pratica degli antichi e delle famose scuole elleniche è un fenomeno da cui la stessa consulenza filosofica ha attinto. Pensiamo agli accurati lavori di Martha Nussbaum e di Pierre Hadot che io stessa ho visitato sovente per le mie ricerche.
Purtroppo ho constatato che non poche persone che operano in questo campo, magari in maniera un po' improvvisata, tendono proprio a propagandare in maniera superficiale un presunto legame della loro attività con Epicuro piuttosto che con Epitteto e company. Forse l'intento è duplice: sia inventarsi su due piedi una fondazione solida e venerabile della consulenza filosofica, sia per attirare persone affascinate dal mito della "pillola di saggezza" e di altri esotismi del genere.
Forse sarebbe meglio trovare nel sommo Poeta le parole per descrivere cosa significa fare filosofia, che è poi quello che la consulenza filosofica molto semplicemente vuole fare: "Lasciate ogni speranza voi ch'entrate"
Ma mi rendo conto che come spot è assai poco vendibile!

Comunque vorrei riferirmi alla Consulenza filosofica nel suo nucleo origianario che è quello achenbachiano.
Achenbach prende le distanze dalla concezione epicurea di filosofia come "cura dalle passioni dell'anima" in cui un presunto saggio dall'alto della sua torre impartisce dei discorsi che a mo' di farmaci fanno bene a questo o a quest' altro adepto.
Achenbach non è riconducibile ad una precisa scuola di pensiero, attige molto dalla letteratura, dalla poesia, ha un orientamento eclettico ma, di base, è decisamente antiaccademico.

A parte il suo amore per Hegel, egli cita filosofi e scrittori tedeschi come Walter Schulz, Arnold Gehlen, Hermann Lubbe piuttosto che Adorno, Feyerabend, Simmel, Schopenhauer, Kirkegard, Kant e Novalis.
Cita raramente Socrate e Aristotele solo negli ultimi scritti.


KARL JASPERS

Uno dei precursori della Consulenza filosofica che spesso rimangono in ombra è Karl Jaspers, un grandioso pensatore, filosofo nonchè fondatore della psicopatologia moderna. Forse rimane in ombra nella stessa storia della filosofia purtroppo.
In particolare, il suo interessante concetto di Verità comunicativa trova pieno riscontro nella pratica consulenziale in cui l'esperienza contemplativa e filosofica tout court dialoga con il mondo comune dei non filosofi.
Per Jaspers il pensiero, se vuole giungere alla verità, deve aprirsi all'interazione con gli altri, all'ascolto con gli altri. Significa anche che i filosofi devono abbandonare il loro disprezzo nei confronti del mondo comune.
Per Jaspers la filosofia occidentale, nel corso della sua storia e della sua tradizione ha perseguito con effetti drammatici, un arrogante disegno di dominio dell'essere ed è caduta preda della hybris umanistica di ricondurre il mondo e con esso anche l'Altro e la realtà intera al Sè.
Certo, Jaspers scriveva nei primi decenni del Novecento quando la Filosofia aveva ancora una parvenza di rispettabilità sociale.
Forse oggi, il filosofo è più avvezzo ad essere disprezzato che non a disprezzare e spesso quello che disprezza è se stesso. E da qui la vergogna del dirsi "filosofo"!

Per approfondire
K. Jaspers, Psicopatologia generale (1913);
K. Jaspers, Psicologia delle visioni del mondo (1919)

Edited by reiniku - 8/4/2008, 19:11
 
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sitting bull
view post Posted on 23/2/2010, 21:10




CITAZIONE (reiniku @ 8/4/2008, 17:41)
Forse oggi, il filosofo è più avvezzo ad essere disprezzato che non a disprezzare e spesso quello che disprezza è se stesso. E da qui la vergogna del dirsi "filosofo"!

Il filosofo soffre di un complesso di superiorita', sublimato in un complesso di inferiorita'.

A differenza dello psicologo, che e' affetto dalla patologia inversa.

Essere filosofi oggi, secondo me, vuol dire avere "idee chiare e distinte", sulla vita e sul mondo.
Cosa che ormai non ha piu nessuno.

Ecco dove e' il vero dominio della filosofia e dei filosofi: Persona retta e chiara, semplice e accessibile, che porta serenita e dipana le questioni di lana caprina.

Dite che e' poco?
E' per questo che e' la disciplina capace di fare da collante a tutte le altre conoscenze.

Ma il filosofo deve dimostrare che e' cosi, tanto quanto un matematico deve dimostrare il suo teorema, e l'ingenere la fattibilita' di un progetto.

Da qui la sua credibilita'.

 
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2 replies since 24/3/2008, 16:39   2095 views
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