CITAZIONE (Lucafil32 @ 10/7/2008, 12:21)
Mi sembra che qui si stiano mescolando un po' troppo le carte. Anzitutto vanno adeguatamente distinte le matematiche dalle scienze. Sono d'accordo con Diodeifilosofi, quando afferma che la matematica è un sistema convenzionale di segni, ma non per questo si tratta di un'opinione da cambiare, o da poter cambiare. Non vedo poi quali siano i casi storici di cui parla, cioè di teorie che hanno "falsificato" alcune posizioni matematiche assunte precedentemente (se ci si riferisce al caso della geometria non euclidea, essa non falsifica affatto quella euclidea, ma si tratta di un modo diverso di vedere lo spazio fisico). Le verità della matematica sono assolute, e giustamente si cita il caso di 2+2=4 che è sempre vera, nel senso che esprime una cosa vera in un linguaggio convenzionale; certo, si può ragionare in base quattro, o in base cinque, arrivando a sostenere che 2+2=11, ma si tratterebbe di un altro linguaggio che esprime la medesima cosa. Tanto per intenderci, è un po' il caso di "Oggi piove" e "Today it's raining", in cui cambia il linguaggio convenuto, ma rimane lo stesso il contenuto di verità dell'enunciato. Affermare che una teoria metamatica "falsifichi" un'altra teoria matamatica perché adotta un linguaggio diverso sarebbe come voler sostenere che l'enunciato "Oggi piove" falsifica "Today it's raining" semplicemente perché usa un altro linguaggio. Semplicemente si dovrebbe dire che poiché il linguaggio adottato in italiano "Oggi piove" è più ricco e permette di spiegare in modo migliore gli eventi di cui parla ed in modo più preciso, allora è razionale il passaggio da un linguaggio all'altro (beninteso, non c'è nessuna falsificazione).
La matematica allora non è più un'opinione: diventa lo studio di quei contenuti di verità che il mondo presuppone per poter essere spiegato, e li traduce in un linguaggio il più ricco possibile ed il più preciso possibile (oltre che il più universale): il linguaggio dei numeri.
Grazie per l'interessante risposta. Articolo la risposta in diversi punti
- Chiaro,vanno distinte le altre scienze dalla matematica. Non fosse altro perchè le scienze empiriche non sono,come invece lo è la matematica,terreno esclusivo di verità di Ragione (almeno apparentemente), ma anche di verità di fatto. Entrambe però hanno un'unità metodologica, e in tal senso la matematica ha la preminenza sulle altre nella misura in cui, credo, fornisce una chiave di lettura possibile per le altre scienze, ovvero quelle empiriche.
- Non ho detto che la matematica debba essere "cambiata",ma semplicemente che in quanto sistema convenzionale di segni, evidentemente non è la matematica in quanto tale a possedere il massimo grado di UNIVERSALITA',ma come tu hai notato nella giusta conclusione, il NUMERO. Il Numero è un'universale logico-concettuale. Naturalmente se i numeri hanno validità universale,lo avranno anche le combinazioni tra questi.
- Ecco che allora la tua conclusione si dimostra nella sua validità: la verità di 2 + 2 =4 non sta nel linguaggio formale in cui viene esposta,ma in uno Stato di Cose, direbbe Wittgenstein. Cioè nel fatto che come dicevo presi 2 enti e aggiunti a questi altri 2, in qualsiasi mondo possibile avremmo lo stesso risultato,quattro.
Insomma non è tanto il numero in quanto tale o lo Stato di Cose che deriva dalle combinazioni numeriche a poter essere messo in discussione,giacchè questa è la "verità atomica" della matematica. Si mette in discussione l'idea che la matematica sia "così perfetta" da poter risultare autonoma e assolutamente auto-normativa. Se la matematica intrattiene dei rapporti con stati di cose che ne assicurano la validità,se la matematica ha un linguaggio codificato nel numero, e se questo concetto ha grandi implicazioni filosofiche riguardo la sua genesi, la sua funzione nel mondo e così via,allora la matematica non è una scienza esatta nel senso di essere auto-normativa,ma è esatta nella misura la verità che in essa è espressa è un prodotto della Ragione, che evidentemente in quanto tale non è l'arida struttura matematica,ma molto altro.
La "precisione" che la matematica richiede vale solo entro se stessa,ma si sgretola qualora essa esca fuori dai proprio confini. In tal senso è forse giusta la posizione di Frege che vede la logica come presupposto indispensabile della matematica.
Ma siamo davveri certi che il Mondo sia spiegabile essenzialmente (nella sua totalità) dal linguaggio dei numeri? e non c'è il rischio che la "precisione" e l'efficacia della logica e della matematica sacrifichino la Complessità del reale?
Se avessi le risposte a queste due semplici domande sarei già felice.